coord. prov. SEL Reggio Emilia
Accadde al PSI di Craxi e oggi rischia di accadere al PD di Renzi: quando l’unica cosa che ti distingue dalle altre forze politiche è il decisionismo, allora comincia una veloce corrosione ai lati, un assalto alla diligenza del partito che gestisce il potere, da parte di tutto quel sottobosco di corruttele che da decenni inquina la vita pubblica in Italia. Quello slogan ambiguo di Renzi di “catturare il consenso di chi votava Berlusconi” rischia di essere un lasciapassare per chi vuole riciclare la melma della corruttela e della collusione con la criminalità organizzata. Senza una visione alternativa della politica e dei suoi fini, quando l’unica distinzione è fra chi fa e chi non fa, mentre la lista delle cose da fare è una e solo una, allora si riduce la capacità di respingere le infiltrazioni dei portatori di interesse di piccole lobby (legittimi o no).
Quelli che erano segnali isolati, ora disegnano un sistema: non c’è grande opera che non veda coinvolto in indagini qualche esponente del PD e/o delle coop di riferimento in commistione con i soliti noti della destra. Persino la gestione delle emergenze umanitarie appare infiltrata da pratiche criminali e corruttele.
E non sorprende se dalla corruzione nel governo della cosa pubblica si passa all’inquinamento della vita democratica interna del PD, anzi appare logico. Se il PD è di fatto l’unico partito che può credibilmente candidarsi al governo locale e nazionale (una sorta di nuova DC), allora il condizionamento delle sue scelte in merito ai candidati appare una cosa conseguente alla contiguità con aree della corruzione e della criminalità.
Le primarie si stanno trasformando da occasione di partecipazione e di protagonismo del popolo di sinistra, a terreno di condizionamento da parte di portatori di pacchetti di voti raccattati con sistemi più o meno leciti.
Se poi il confine di chi può partecipare alle primarie non è sorvegliato da una scelta politica, allora ci si apre alle pratiche del consenso clientelare organizzato tipico della destra ex democristiana ora neocentrista o berlusconiana.
Se la leadership del PD della Liguria viene scelta da pochi capibastone della destra che portano i propri pacchetti di voti ad inquinare le urne del centro sinistra, allora si è superato un limite che non è più e solo politico ma morale.
Questo paese ha bisogno di una alternativa nelle idee guida per uscire dalla crisi, nella presa di distanza dalla storia infinita di commistione fra politica e corruzione criminale.
Milioni di elettori hanno detto con chiarezza che non sono più interessati a questo squallido spettacolo disertando le urne. Milioni di lavoratori chiedono una nuova politica economica riempiendo le piazze della CGIL.
Ci vuole una proposta che ci porti fuori dalla palude in cui ci ha portato Renzi.
Solo una sinistra che rialzi la testa può farlo.
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