mercoledì 5 febbraio 2014

Presidente Napolitano: basta austerity. Bene, ma la tendenza inaugurata da Electrolux ad abbassare le retribuzioni rischia di aggravare la recessione.

Michele Bonforte

Che la voce del presidente Napolitano si aggiunga a quanti, da anni, vedono nelle politiche di austerity un pericolo per la democrazia, non è cosa scontata o da passare sotto silenzio.
Una crisi economica così grave ha molte cause, ma alcune sono al fondo di essa.
La diseguaglianza economica e sociale che si è prodotta in questi ultimi 20 anni è una delle cause profonde, se non la principale.
I lavoratori e le classi medie sempre più povere hanno potuto spendere sempre meno, causando una riduzione generalizzata della domanda interna. In parte hanno anche consumato a debito, alimentando un castello finanziario che è crollato per insolvenza. I ricchi lo sono sempre più, ed hanno impiegato questi soldi non per investire (anche perché quando non si vende, su cosa investire?) ma per prestarli, alimentando investimenti finanziari alla vorticosa riceca di impiego in tutto il mondo.
Nel nostro paese si è aggiunta una crisi del debito pubblico che è prevalentemente causato dalla capacità di una grossa frazione del ceto benestante di evadere ed eludere le tasse.
La riduzione della domanda (sia pubblica che privata) ha appesantito la crisi che spirava dagli USA. Per questo le politiche di austerity europee hanno aggravato la malattia invece di curarla, portando chi aveva la febbre (grecia) al coma.
La principale misura economica del governo Letta, la confusa abolizione dell’IMU, ha ridotto questa tassa ai ceti benestanti, per l’introdurne una sostitutiva per gli enti locali, che grava prevalentemente sui ceti medio-bassi.
Milioni di persone vivono peggio di prima, sotto la soglia di povertà relativa. Questa condizione invece di essere temporanea appare ai più definitiva.
L’unica politica anticrisi seria sarebbe un generale aumento delle retribuzioni, coperto con una riduzione dei privilegi dei ricchi. Privilegi nei redditi dei manager pubblici, di quelli privati, dei pensionati d’oro, degli evasori fiscali, dei turisti del fisco che vivono in italia e pagano le tasse nei paradisi fiscali, ecc.
Invece sta prendendo piede un’altra via, che probabilmente ci porterà alla catastrofe economica e democratica: la riduzione del 30% delle retribuzioni. Il caso Electrolux ha portato alla luce quella che è una tendenza che da mesi percorre le aziende: comprimere i salari per essere competitivi.
Se questa tendenza vincerà, la singola azienda potrà galleggiare per alcuni mesi, ma dopo affonderà insieme alle altre, per la mancanza di acquirenti interni. Lavoratori con retribuzioni polacche che devono comprare a prezzi tedeschi (euro-marchi) affluiranno copiosi ai raduni antieuro.
Se la repubblica di Weimar morì d’inflazione, le repubbliche d’Europa rischiano di morire di deflazione.
E sul dopo non vè certezza.

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