venerdì 14 febbraio 2014

I dolori del giovane Renzi

Michele Bonforte

L’aveva fatta semplice Renzi, ed in tanti ci avevano creduto. Aveva riso dei tentativi di Bersani di agganciare il M5S, aveva fatto fuoco e fiamme contro l’inciucio con la destra che aveva fatto nascere il governo Letta. Ma la semplice strategia “voto - vinco - poi governo” ha subito uno stop a causa della Corte Costituzionale. Abolito il porcellum e ripristinato il proporzionale, l’esito di un eventuale voto anticipato rischiava di eternare le larghe intese. Allora, preso coraggio, e sfidando le prevedibili accuse di inciucio, concorda un bel porcellum con doppio turno eventuale proprio con l’avversario di sempre: Berlusconi. Adesso si può pensare ancora al “voto - vinco - poi governo”.
Ma un conto è dire un conto e fare.
La bozza di legge elettorale invece di essere approvata con un bliz, comincia a mostrare crepe pesanti. Sembra fatta per favorire la coalizione di centro destra, e penalizzare quella di sinistra. Forse non è così facile vincere se si compatta la destra e si divide la sinistra. E non è da escludere che la Corte Costituzionale (che ci ha preso gusto) non stronchi anche l’italicum, che per certi versi è peggio del porcellum.
Così Renzi decide: si cambia schema. Non potendo più adottare lo schema “voto - vinco - poi governo” si passa allo schema “ora governo - vinco - alla fine voto”.
Con un altro bliz, si tira giù Letta con una manovra classicamente democristiana. E’ cambiato il segretario del partito di riferimento, deve cambiare il Presidente del Consiglio. Gli riuscirà la manovra? Letta di sicuro verrà fatto fuori, ed un nuovo governo Renzi si insedierà, con un bel codazzo di volti nuovi, così per settimane discuteremo di quanto sono belli e nuovi.

Ma cosa farà Renzi di nuovo sul terreno decisivo della politica economica e sociale?
Certo parte avvantaggiato: il governo Letta doveva attuare la politica economica decisa da Berlusconi: menu IMU sui ricchi, più TARES per tutti (anche i poveri).
Ma a Renzi si chiederà un cambio di passo: risultati grossi e subito.
Riuscirà a tagliare il cuneo fiscale per rilanciare l’occupazione? E chi pagherà i 10-15 miliardi necessari? Riuscirà a sforare il vincolo del 3% imposto dall’Europa per un piano di investimenti pubblici? E perché la Merkel dovrebbe concedere a lui quello che non ha concesso a Letta?
E sopratutto farà cose di sinistra con i voti di Alfano? O dovrà cercare il consenso di SEL e del M5S?
Ma così, come nel gioco dell’oca, si torna al punto di partenza.
Cioè al Febbraio 2013, quando la destra ha perso, la sinistra non ha vinto, il M5S ha messo in stallo tutti e 101 parlamentari PD hanno fatto fuori Prodi per incoronare Napolitano e larghe intese.

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