sabato 28 dicembre 2013

discorso in occasione del 70 anniversario dell'eccidio dei fratelli cervi e di quarto camurri

Matteo Sassi
E’ per me un onore oggi, e per l’Amministrazione comunale che qui rappresento, rendere omaggio ai sette fratelli Cervi e a Quarto Camurri nel 70° Anniversario del loro sacrificio.

Era il 28 dicembre del 1943 quando presso il poligono di tiro, nel luogo stesso in cui ci troviamo, la cieca furia fascista spezzò le vite di Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore e di Quarto Camurri. Erano uomini e ragazzi reggiani che nel tempo più difficile, quello dello sbando in cui la codardia del fascismo e della monarchia gettarono il Paese, non si chiesero neppure da quale parte fosse giusto stare. Sapevano benissimo quale fosse la strada giusta da seguire, quella che è in grado di condurre l’uomo incontro ad altri uomini. Era la strada che avevano seguito negli anni precedenti, ogniqualvolta ospitarono, nella loro casa di contadini, perseguitati politici e militari, partigiani e prigionieri stranieri fuggiti ai nazifascisti. La loro fu una scelta “naturale”, frutto non solo di valori ed ideali antifascisti che animavano da sempre la famiglia Cervi, ma anche di quella propensione alla cultura e alla continua ricerca di un miglioramento delle condizioni di vita proprie e altrui. Gli straordinari progressi raggiunti dalla famiglia Cervi in termini di modernizzazione dei mezzi e dei metodi di produzione nell’agricoltura erano il frutto dell’intelligenza e, nondimeno, della loro tensione ideale verso un’idea di progresso che si nutriva di valori quali la cooperazione, la tolleranza, l’apertura nei confronti del mondo.

Ricordando Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio



Oggi è il 28 dicembre. Nello stesso giorno, settanta anni fa, al poligono di tiro di Reggio Emilia, i fascisti fucilarono Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio Cervi, insieme al loro compagno Quarto Camurri. Le commemorazioni iniziano oggi a Guastalla e a Campegine, continuano domani a Reggio e al Museo Cervi di Gattatico. Nella nostra memoria, i figli di Alcide e di Genoveffa Cocconi non sono mai morti.

lunedì 23 dicembre 2013

Il sogno di Langer in un emendamento alla legge di stabilità?

 di Pasquale Pugliese

Alex Langer e i corpi civili di pace
E’ stato probabilmente l’ultimo documento elaborato da Alex Langer, pochi giorni prima della sua dipartita, quello preparato nel giugno del 1995 Per la creazione di un corpo civile di pace europeo, pubblicato suAzione nonviolenta nell’ottobre dello stesso anno. Nel pieno della crisi Jugoslava, dopo il drammatico appello per l’intervento internazionale volto a per rompere l’assedio di Sarajevo (“L’Europa nasce o muore a Sarajevo”), Langer immagina una vera e propia forza disarmata, costituita “dall’Unione Europea sotto gli ascupici dell’ONU”, inizialmente composta da almeno un migliaio di persone, tra professionisti e volontari, ma tutti perfettamente formati ed equipaggiati per intervenire nei conflitti internazionali prima dell’esposione della violenza e capaci di rimanervi efficacemente anche durante la fase acuta. Il corpo di pace, scrive tra l’altro Langer “nel fare ciò ha solo la forza del dialogo nonviolento, della convinzione e della fiducia da costruire o restaurare. Agirà portando messaggi da una comunità all’altra. Faciliterà il dialogo all’interno della comunità al fine di far diminuire la densità della disputa. Proverà a rimuovere l’incomprensione, a promuovere i contatti nella locale società civile. Negozierà con le autorità locali e le personalità di spicco. Faciliterà il ritorno dei rifugiati, cercherà di evitare con il dialogo la distruzione delle case, il saccheggio e la persecuzione delle persone. Promuoverà l’educazione e la comunicazione tra le comunità. Combatterà contro i pregiudizi e l’odio. Incoraggerà il mutuo rispetto fra gli individui. Cercherà di restaurare la cultura dell’ascolto reciproco. E la cosa più importante: sfrutterà al massimo le capacità di coloro che nella comunità non sono implicati nel conflitto (gli anziani, le donne, i bambini)”

La predica di Natale

"Siamo noi “gli assetati di giustizia”. Siamo noi che, in nome dell’uguaglianza umana leviamo alta un’altra volta la bandiera dei poveri, dei diseredati, dei piccoli, degli umili, degli oppressi, degli avviliti, dei calpestati! Siamo noi che – innalzando un inno al lavoro produttore d’ogni ricchezza – annunziamo ai ricchi padroni del mondo il trionfo immancabile e il regno dei lavoratori; noi che ci sforziamo ad affrettare questo regno; noi i vituperati e perseguitati per cagion di giustizia".
 Camillo Prampolini
                                                                                                           

lunedì 16 dicembre 2013

Papa Francesco e il diritto umano inesistente

di Pasquale Pugliese
Mentre il 10 dicembre e dintorni, in Italia e nel mondo, si svolgevano le iniziative per il 65° anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti Umani, è stato diramato il messaggio di papa Francesco per la XLVII Giornata della Pace promossa dalla Chiesa cattolica il prossimo 1° gennaio nel quale, oltre ad affermare la “fraternità come via alla pace”, sono messi bene a fuoco tre concetti fondamentali:  a) Le guerre costituiscono un impedimento al raggiungimento delle mete economiche e sociali di benessere dell’umanità;  b) Gli armamenti costituiscono i pretesti per le guerre, per cui è necessario il disarmo “a cominciare dal disarmo nucleare e chimico”;  c) Per questo bisogna “giungere all’effettiva applicazione nel diritto internazionale del diritto alla pace, quale diritto umano fondamentale, pre-condizione necessaria per l’esercizio di tutti gli altri diritti”.

Intervista a ReggioNelWeb.it

“Occorre inclusione sociale per affrontare i cambiamenti di Reggio Emilia”
Intervista a Michele Bonforte, confermato coordinatore provinciale di SEL dalla recente assemblea congressuale. Tanti i temi affrontati: parcheggio della Vittoria, mediopadana, elezione di Renzi e accesso al welfare degli omosessuali. “Matteo Sassi? Una risorsa per il futuro della città”.
Bonforte, lei è appena stato confermato alla guida provinciale di SEL. Ci saranno dei cambiamenti?
Sempre più saremo attenti a quanto si muove nella società, ad essere ricettivi di idee e voglia di impegnarsi. La situazione è critica e c’è bisogno del contributo di tanti. Lo abbiamo già fatto alle elezioni politiche e lo rifaremo alle prossime comunali: chiederemo a chi ha voglia di impegnarsi di candidarsi nelle nostre liste.

Come si orienterà SEL in vista delle prossime elezioni amministrative?
La crisi economica sta producendo esclusione sociale anche nella nostra città. C'è un rancore diffuso a cui bisogna dare risposta. Noi chiederemo al PD di caratterizzare il prossimo mandato con la partecipazione e l'ascolto della città. L'errore più grande sarebbe non vedere i problemi e rifugiarsi in una visione mitica della Reggio di un tempo. Accanto alle eccellenze stanno crescendo le criticità e le famiglie che non ce la fanno. L'anima di Reggio, la sua storia, è nelle politiche di inclusione sociale. E' lì che abbiamo le nostre radici. Da lì dobbiamo partire per affrontare una situazione che è profondamente cambiata.

domenica 8 dicembre 2013

Primarie del Pd, come volevasi dimostrare

di Stefano Morselli
Sono sorpreso. Non dall'esito delle primarie del Pd, ampiamente previsto da tutti i sondaggi - ma bastava anche il semplice senso della realtà - più o meno nelle percentuali in cui si sta delineando. Ma dalla sorpresa e addirittura dalla delusione di molti amici che hanno raccontato, in qualche caso perfino creduto, che Cuperlo o Civati potessero vincere, o almeno avvicinarsi nelle percentuali al vincitore annunciato. 

Ora, qualcuno di questi amici si consola dicendo che "comunque" è stata una grande prova di partecipazione e di democrazia. Qualcun altro non si consola affatto, anzi si dispera perchè i "democristiani" hanno definitivamente espugnato la fu sinistra. Ai primi direi che la partecipazione c'è stata in fome e numeri che nessun altro partito è in grado dimettere in campo: ma, quanto ai contenuti e alle scelte future, non costituisce una consolazione, tantomeno una garanzia. Ai secondi direi che non dovrebbero prendersela con i "democristiani" (definizione per altro schematica e di comodo), che semmai hanno fatto ottimamente la loro parte, ma dovrebbero prendersela con i "sinistri" che nel corso di vent'anni e particolarmente negli ultimi sei non hanno voluto o saputo esprimere una identità , un gruppo dirigente, un progetto alternativi. 

Adesso, secondo me, non c'è da consolarsi nè da disperarsi. C'è da capire quali saranno concretamente - oltre la panna montata della propaganda e la vaghezza degli slogan - le scelte del plebiscitato '"uomo nuovo" Renzi. Chi sta già fuori dal Pd, dovrebbe valutarlo solo sui fatti, al di là di simpatie o antipatie personali. Sarebbe magari il caso che anche la sinistra interna al Pd lo valutasse su questo e, laddove le scelte fossero davvero "centriste", si chiedesse finalmente se vale la pena continuare a fare la "riserva indiana" ininfluente. Come accadde quando Veltroni, precedente "uomo nuovo" (?!?!) plebiscitato allo stesso modo di Renzi, annunciò urbi et orbi che il Pd NON sarebbe stato un partito di sinistra. Quasi tutti fecero finta di non sentire e sappiamo come è andata a finire..


tra Fede e Politica

di Laura Vezzosi
Vi regalo qui il pensiero di don Paolo Cugini (di Reggio) che condivido, e ringrazio per la schiettezza.
Una riflessione che parte dalle comunità di base del Brasile e arriva al Concordato tra stato e chiesa tutto made in Italy.
Laura Vezzosi

FEDE E VITA
La dimensione politica e sociale della fede è stato il tema che mi ha accompagnato nei circa quindici anni di esperienza missionaria in Brasile. Come dice Theobald la dimensione politica della fede è stata una delle risonanze del Vangelo che ho trovato, ascoltato e accolto nella realtà che ho incontrato. La lettura del Vangelo fatto nelle piccole comunità di base (Cebs), ma soprattutto nei tanti gruppi di giovani incontrati sia nelle comunità della zona rurale che nei quartieri poveri, mi ha mostrato come davvero il Vangelo possa restituire la fiducia nella vita, in quella vita spesso spezzata e maltrattata dalle strutture sociali e politiche di morte. Quante famiglie ho incontrato ai bordi delle strade dei grandi latifondi, vivendo in piccole capanne, lavorando e lottando per anni per conquistare quel piccolo pezzetto di terra che permetterebbe una vita migliore. 
Quante sofferenze causate dall’arroganza dei potenti di turno che se ne infischiano della dignità delle persone, soprattutto povere, che sistematicamente umiliano, ho dovuto ascoltare, accompagnare. E allora è vero che ...


Oggi ho votato alle primarie del PD

Ho votato alle primarie del PD perchè credo che l'Italia abbia bisogno di una sinistra unita.

Perchè credo che Civati come segretario possa ricostruire quello che il governo Letta ha ucciso.

Ovviamente non mi illudo che il prossimo candidato premier possa essere diverso da un Renzi, in quanto la sinistra ha bisogno di vincere in un modo decente e deciso.

Mah, così la vedo oggi, nei miei 32 anni di vita.
Avrei voluto scrivere prima queste righe, ma avevo dimenticato come usare il blog... scusate.  

Laura Vezzosi



venerdì 6 dicembre 2013

La legge di stabilità militare e la controfinanziaria di Sbilanciamoci!

La “legge di stabilità militare” non è una specifica “legge di stabilità” ma un principio generale della politica italiana: passano i governi, cambiano le maggioranze e le politiche economiche, ma ciò che rimane invariata, qualunque cosa accada, è la stabilità militare. Anzi, poiché la stabilità si mantiene accrescendola, come spiega il Rapporto 2014 della Campagna Sbilanciamoci! (una vera e propria “controfinanziaria”) presentato la settimana scorsa, “dal 1948 la spesa militare in Italia è sempre cresciuta in termini reali e proprio negli ultimi vent’anni, secondo la base dati della spesa pubblica per funzioni pubblicata dall’Istat, l’Italia ha registrato un aumento di quasi il 25% in termini reali per la sola Funzione Difesa”. Naturalmente (si fa per dire…) anche la “legge di stabilità” del governo Letta, si conforma alla permanente legge di stabilità militare, seguita da tutti i governi precedenti.

mercoledì 4 dicembre 2013

Primarie del Pd, a che serve un "soccorso rosso"?


La discussione che si sta sviluppando, nella sinistra esterna al Pd, sulla opportunità di partecipare alle primarie del Pd secondo me è interessante per ragioni che vanno al di là del fatto in sè di queste primarie. Chi ritiene opportuno andare a votare da esterno al Pd, lo spiega sostanzialmente come una specie di "soccorso rosso" nei confronti di Civati (o magari di Cuperlo) e come un supporto alla "resistenza" contro Renzi. considerato più o meno un usurpatore. Ragionando a mente fredda, a me questo discorso continua a non convincere, fermo restando naturalmente che ogni scelta (di partecipazione e di non partecipazione) è lecita e che, comunque, il mondo non finirà dopo le primarie del Pd,

Gli stessi che si apprestano al "soccorso rosso" nei confronti di Civati sanno e dicono che questo certamente non cambierà l'esito delle primarie. Sanno e dicono che Civati non vincerà. Però - aggiungono - un voto esterno lo aiuterà ad ottenere una minoranza un poco più rilevante, in modo da mantenere una voce di sinistra all'interno del Pd. E dopo? Voci di sinistra, all'interno del Pd, esistono già ora. Esistevano ai tempi di Veltroni (alquanto silenziose, per la verità), poi di Franceschini e di Bersani. Questo ha permesso al Pd di continuare a ottenere il voto, anche grazie a quelle voci, di molti elettori di sinistra. Ma non ha in alcun modo risolto la contraddizione strutturale che il Pd, proprio in quanto tale, si porta dietro fin dalla nascita.

Ma se, nonostante la lezione dei fatti, si ritiene che il Pd possa adesso svoltare verso sinistra. non sarebbe allora più logico condurre questa battaglia stando direttamente all'interno del Pd? E se, invece, si ritiene che questo non sia possibile, cambia qualcosa che Civati ottenga un punto in più, comunque nettamente minoritario, alle primarie? Altro discorso è pensare - lo penso anche io - che in un'ottica di centro-sinistra sia comunque necessario fare i conti con il Pd, sulle questioni concrete, chiunque risulti vincitore delle primarie: anche se il vincitore collocasse in modo finalmente chiaro il Pd in una posizione "centrista". D'altra parte, cosa è il centro-sinistra, se non una possibile alleanza (tutta da costruire) tra un centro e una sinistra?


Stefano Morselli

martedì 3 dicembre 2013

Congresso SEL: la relazione introduttiva

Congresso SEL: organismi dirigenti

Assemblea provinciale

NomeCognome
IvanBarchi
ErnestinaBazzi
MicheleBonforte
PaoloBorciani
GabrieleBrizzi
ErioBuffagni
AliceCamparini
LucianaCaselli
VilderCorradi
TeresaDebbi
SilviaDi Santo
AlgoFerrari
DanieleFerrari
FrancoFerretti
AntonellaFesta
GuidoGiarelli
EnricoGrassi
MilaLusetti
StefaniaMartini
StefanoMasia
SebastianoMilazzo
StefanoMorselli
PinoOliverio
KatiaPizzetti
MatteoSassi
YuriTorri
ValentinaTrizzino
MaurizioVergallo
LauraVezzosi
PieraVitale

Collegio garanzia

NomeCognome
AngeloGiampietri
DanieleLonidetti
MariaPasceri

lunedì 2 dicembre 2013

Perchè non parteciperò alle primarie del Pd

Domenica prossima si terranno le primarie per l'elezione del segretario nazionale e dell'assemblea nazionale del Pd. Io non vi parteciperò, non per qualche particolare intento polemico, ma per un motivo assai semplice: non sono un iscritto nè un elettore del Pd, quindi non ho alcun titolo per scegliere il segretario di quel partito. Infatti, il regolamento delle primarie recita testualmente: "Possono partecipare al voto tutte le elettrici e gli elettori che, dichiarino di riconoscersi nella proposta politica del Partito, di sostenerlo alle elezioni, e accettino di essere registrate nell’Albo pubblico delle elettrici e degli elettori”.

Ora, è pur vero che nel caso del Pd "riconoscersi nella proposta politica del partito" è una espressione molto vaga ed elastica, dato che fin dalla nascita comprende tutto e il contrario di tutto. Ma il requisito di "sostenere il partito alle elezioni" taglia la testa al toro, NON essendo un elettore del Pd, non ho mai partecipato neppure alle precedenti primarie del Pd, nè ai tempi del plebiscito per Veltroni nè ai tempi del confronto Bersani-Franceschini. Per un motivo uguale e contrario, essendo un elettore del centrosinistra, ho invece sempre partecipato alle primarie per la designazione del candidato premier del centrosinistra, sia ai tempi di Prodi sia nella più recente consultazione che l'anno scorso si concluse con il successo di Bersani.

So che alcuni, pur condividendo questo ragionamento, si chiedono se non sia il caso di partecipare ugualmente a queste primarie, per sostenere un candidato che si considera più vicino alle proprie idee, o almeno per contrastare un altro che si considera più lontano, riservandosi poi di adeguarsi oppure no a risultato del voto. Io ritengo che chi partecipa alle primarie si impegni moralmente ad accettarne l'esito, anche nel caso che il vincitore non sia quello auspicato. Personalmente – pur valutando in modo diverso i tre candidati - non potrei certo assumermi un impegno di questo genere.

Stefano Morselli