Matteo Sassi
E’ per me un onore oggi, e per l’Amministrazione comunale che qui rappresento, rendere omaggio ai sette fratelli Cervi e a Quarto Camurri nel 70° Anniversario del loro sacrificio.Era il 28 dicembre del 1943 quando presso il poligono di tiro, nel luogo stesso in cui ci troviamo, la cieca furia fascista spezzò le vite di Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore e di Quarto Camurri. Erano uomini e ragazzi reggiani che nel tempo più difficile, quello dello sbando in cui la codardia del fascismo e della monarchia gettarono il Paese, non si chiesero neppure da quale parte fosse giusto stare. Sapevano benissimo quale fosse la strada giusta da seguire, quella che è in grado di condurre l’uomo incontro ad altri uomini. Era la strada che avevano seguito negli anni precedenti, ogniqualvolta ospitarono, nella loro casa di contadini, perseguitati politici e militari, partigiani e prigionieri stranieri fuggiti ai nazifascisti. La loro fu una scelta “naturale”, frutto non solo di valori ed ideali antifascisti che animavano da sempre la famiglia Cervi, ma anche di quella propensione alla cultura e alla continua ricerca di un miglioramento delle condizioni di vita proprie e altrui. Gli straordinari progressi raggiunti dalla famiglia Cervi in termini di modernizzazione dei mezzi e dei metodi di produzione nell’agricoltura erano il frutto dell’intelligenza e, nondimeno, della loro tensione ideale verso un’idea di progresso che si nutriva di valori quali la cooperazione, la tolleranza, l’apertura nei confronti del mondo.