Un programma minimo, costruito dal basso, per sfidare Renzi e Grillo sulle idee.
di Michele Bonforte
La rottura nel PD è cosa buona e giusta. Renzi ha portato alla catastrofe quel partito ed il paese. Ha tenuto bloccato per tre anni il paese intorno ad una riforma costituzionale pasticciata e pericolosa, ha regalato miliardi alle imprese senza produrre un posto di lavoro, ha alimentato lo scontento che porta fasce popolari a rivolgersi alla destra.
Per molto meno altri in passato hanno mollato la poltrona di segretario. Ma la mutazione genetica del PD avvenuta in questi anni lo ha trasformato in un partito del capo, dove la gestione del potere lega gruppo dirigente centrale e periferico in un patto inestricabile. Un patto indifferente ai contenuti, purché garantisca la gestione del potere.
Ci vorranno settimane perché si consumi questa rottura, con tutte le ricadute sui territori. Il rischio è che la discussione sulla scissione cancelli il merito: la distanza che la sinistra deve prendere dall’agenda liberista se vuole dare risposte alle situazioni di disagio ed allarme sociale che si diffondono.
Per questo è urgente discutere delle idee di base per portar fuori il paese da questa crisi lunga e devastante. Occorre farlo dal basso, facendo partecipi tutti della costruzione di un tessuto di idee (le uniche che possono unire). Quella discussione di merito che Bersani ha chiesto nel PD e che Renzi ha negato, la dobbiamo fare noi, definendo un percorso che dai territori, da tavoli tematici porti ad una proposta politica della sinistra che possa competere con Renzi e con Grillo.
Non discutiamo ora di contenitori ma di contenuti. Noi di Sinistra Italiana abbiamo cominciato: abbiamo fatto un congresso vero, pieno di idee anche diverse. Ora è il tempo di discuterne insieme tutti, senza steccati e senza tabù.
La sinistra ha le proposte adeguate alla situazione in cui ci troviamo. La destra può solo strumentalizzare la sofferenza sociale prodotta dal liberismo, ma le sue proposte aggravano più che curare la malattia.
Se saremo in grado di fare di questa discussione un’occasione di partecipazione diffusa, allora potremo far vedere la differenza fra la partecipazione e la “gazzebata” delle primarie del PD.
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