Michele Bonforte
Lo ammetto, mi piacciono le frasi zen-emiliane di Bersani e la sagacia pungente di D’Alema. La grande esposizione mediatica della coppia è una delle poche ragioni che mi tengono seduto davanti ai talk show. Ma appunto guardo i due come uomini di quel particolare spettacolo che è oggi la politica. E a personaggi dello spettacolo non si chiede coerenza ma brio.
Approcciare ai discorsi di D’Alema e Bersani partendo dalla coerenza tra quel che dicono oggi e quel che hanno fatto ieri, può privarci del gusto dell’ascolto, ed offuscare la comprensione di quello che pare essere una rinascita del pensiero.
Certo i due narrano della gravità della situazione attuale, partendo chi dalla situazione economica mondiale (Bersani) chi dalle novità a sinistra nella famiglia del socialismo europeo (D’Alema), senza dire nulla del ruolo che hanno avuto ambedue nel modo in cui la globalizzazione si è realizzata in Italia o nella parabola liberista della sinistra moderata europa.
Il punto apprezzabile è che i due vedono con occhiali molto simili ai miei l’attuale realtà sociale e politica, sdoganando un concetto che fino a pochi mesi fa sembrava isolato nella ridotta della sinistra radicale: senza un rinsavimento della sinistra dalla sbornia liberista, la rabbia sociale di chi sta subendo la crisi economica degli ultimi 10 anni potrebbe guardare alla nuova destra “sovranista”, mettendo a rischio l’assetto democratico del paese.
Il discorso, a voler essere seri, diventa fragile quando si passa dalla denuncia alla proposta.
Per tirar fuori il paese (e l’europa) dai guai in cui siamo, ci vorrebbe un nuovo piano Marshall. Un piano di investimenti pubblici sia indirizzato all’interno del paese, per dare lavoro al 40% di giovani che sono disoccupati. Sia indirizzato verso i paesi del mediterraneo, per arginare una migrazione che unendo fuga dalla guerra con la fuga dalla miseria e dalla desertificazione causate dalla riscaldamento globale, può assumere proporzioni mai viste, che nessun muro potrà arginare. A meno di essere disposti a perdere se stessi ed ad uccidere (e a farsi uccidere) per fermare masse di disperati.
Ma diversamente dal piano marshall originario, difficilmente sarà possibile finanziarlo in deficit. Da un lato l’euro ci lega le mani, dall’altro l’ultimo governo PD ha sciupato 30 miliardi di debito pubblico (la famosa flessibilità concessa dall’europa) per tentare di comprare il consenso al referendum costituzionale senza peraltro riuscirci.
Per mettere mano ad un piano simile occorrerà toccare i privilegi fiscali dei ceti benestanti, applicando una tassazione dei patrimoni e dei redditi che si ispiri ai pur moderati criteri della germania o di altri paesi del nord.
Ma qui casca l’asino e si torna alla politica. Da 40 anni la tutela del diritto all’evasione fiscale sta alla base di tutte le alleanze politiche che hanno avuto accesso al governo. Governi di destra e di sinistra, chi rivendicandolo chi no, hanno di fatto contribuito a spostare i redditi dal basso verso l’alto. Nel mercato con la riduzione delle retribuzioni e l’esplosione dei bonus dei manger, nella politica con le tasse sugli ultimi e gli sgravi e la tolleranza sui primi.
Per realizzare una svolta occorrerebbe una formula politica che non si basi sui voti di quei 5-6 milioni di italiani benestanti che nella crisi ci hanno guadagnato, così come banchettavano ai tempi della spesa pubblica facile. Una formula politica che escluda il “centro moderato” dall’area del governo. Che faccia perno su una sinistra rinvigorita e che guardi ai “radicali di centro”, come Bersani ha definito il M5S, per realizzare una rivoluzione in italia: quella di far pagare le tasse anche ai benestanti e di usare quei soldi per tirare fuori dai guai il paese.
Dubito che un tale immane compito politico possa essere affrontato da chi (Bersani) ha perso elezioni già vinte per inseguire Monti, o da chi cercava (D’Alema) a tutti i costi di far nascere un partito di centro con cui allearsi.
Sono tempi duri e nuovi. La vecchia guardia, se vuol dare un contributo fattivo, trovi idee nuove, e ci indichi gli errori da cui guardarci in futuro.
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