Michele Bonforte
La riforma della Costituzione di Renzi, tocca fra l’altro anche i rapporti fra le autonomie locali ed il governo centrale. Dopo anni di sbornia federalista imposta dal PD con la modifica del titolo 5°, che ha ingenerato un conflitto permanente fra Stato e Regioni, ora si torna indietro. Ma non si torna al testo originario, prima cioè delle manomissioni da apprendista stregone fatte dal PD. Non si ritorna cioè alle autonomie locali, ma un neocentralismo che depaupera gli Enti Locali di molte competenze e costituzionalizza la loro finanza derivata da decisioni dello Stato.
Già oggi gli enti locali subiscono tagli e rimaneggiamento della fiscalità sulla base di esigenze di cassa dello Stato e delle esigenze elettoralistiche del premier di turno. Ora tutto ciò viene, confusamente, portato nel testo costituzionale.
Come è naturale i cittadini si rivolgono più facilmente agli enti locali che non al governo, anche solo per la prossimità dei Sindaci rispetto alla lontananza dei Ministri. Per questo la centralizzazione delle risorse e delle decisioni risponde al criterio generale di riduzione democratica che informa la proposta di Renzi.
Per queste ragioni un Sindaco dovrebbe sostenere il rafforzamento dei Comuni a prescindere, non la loro riduzione in dependance del governo centrale.
Prevale sul merito e sugli interessi dei cittadini, la genuflessione al nuovo imperatore Renzi. Chi spera di far carriera politica nel PD sa bene che alle prossime elezioni i deputati ed i senatori, grazie anche all’italicum, verranno nominati da Renzi e non eletti dai cittadini.
Chi oggi partecipa alla vandea istituzionale renziana può sperare di essere premiato e purgato da precedenti e non opportune collocazioni.
Con questa “deforma” costituzionale saremo meno liberi, e saremo anche più poveri. Ora prendiamo atto che avremo anche un personale politico locale più prono e meno capace di rappresentare gli interessi dei cittadini che li hanno eletti.
Dopo i giganti che hanno fatto la nostra costituzione assistiamo al mercatino delle pulci delle convenienze personali.
Non è per questo che i cittadini votarono Vecchi 2 anni fa.
Già oggi gli enti locali subiscono tagli e rimaneggiamento della fiscalità sulla base di esigenze di cassa dello Stato e delle esigenze elettoralistiche del premier di turno. Ora tutto ciò viene, confusamente, portato nel testo costituzionale.
Come è naturale i cittadini si rivolgono più facilmente agli enti locali che non al governo, anche solo per la prossimità dei Sindaci rispetto alla lontananza dei Ministri. Per questo la centralizzazione delle risorse e delle decisioni risponde al criterio generale di riduzione democratica che informa la proposta di Renzi.
Per queste ragioni un Sindaco dovrebbe sostenere il rafforzamento dei Comuni a prescindere, non la loro riduzione in dependance del governo centrale.
Prevale sul merito e sugli interessi dei cittadini, la genuflessione al nuovo imperatore Renzi. Chi spera di far carriera politica nel PD sa bene che alle prossime elezioni i deputati ed i senatori, grazie anche all’italicum, verranno nominati da Renzi e non eletti dai cittadini.
Chi oggi partecipa alla vandea istituzionale renziana può sperare di essere premiato e purgato da precedenti e non opportune collocazioni.
Con questa “deforma” costituzionale saremo meno liberi, e saremo anche più poveri. Ora prendiamo atto che avremo anche un personale politico locale più prono e meno capace di rappresentare gli interessi dei cittadini che li hanno eletti.
Dopo i giganti che hanno fatto la nostra costituzione assistiamo al mercatino delle pulci delle convenienze personali.
Non è per questo che i cittadini votarono Vecchi 2 anni fa.