mercoledì 7 ottobre 2015

Sulla costituzione ferita, sul lavoro umiliato, nasce il partito della nazione.


Michele Bonforte

Con l’apporto determinante della pattuglia dei senatori di Verdini, Renzi ha disarmato la sinistra interna al PD. C’è una nuova maggioranza che sostiene il governo, che può fare a meno di Bersani e soci. L’ancoraggio a destra del programma di governo e la manomissione della Costituzione ha ormai convinto i più pragmatici del centro destra: se si vuole realizzare quello che la destra propone da anni, bisogna puntare su Renzi.
Molti commentatori hanno calcato la mano sul profilo poco presentabile di questa pattuglia di parlamentari. In effetti in questo cambiar casacca continuo c’è tutto il marciume del trasformismo italiano, e la bassezza di interessi privati che così si vogliono perseguire.
Ma vorrei mettere l’accento sul fatto che questi parlamentari con il loro sostegno a Renzi, rendono credibile il suo progetto: attirare i voti da destra e liberarsi dei gufi a sinistra. Il Partito della Nazione tanto vagheggiato o temuto sta nascendo sotto i nostri occhi. Dalle aule parlamentari si diffonde nel corpo sociale, chiamando a raccolta gli interessi di quelle aree sociali che da decenni, passando dal pentapartito di Craxi, al ventennio di Berlusconi, hanno perseguito i loro interessi calpestando quelli di chi sta peggio. Chi ha lucrato da sempre sulla spesa pubblica o sull’impunità fiscale, vede oggi un approdo che può salvarli da politiche di risanamento morale, economico e sociale del paese che una seria sinistra di governo potrebbe fare.
Renzi, agli occhi di questo blocco sociale, è l’argine contro politiche di sinistra. Il partito della nazione è la trasformazione degli interessi di questo blocco sociale neo-conservatore in programma di governo. L’agenda del Governo Renzi corre veloce per rendersi credibile agli occhi di questi interlocutori. Ruolo sociale del lavoro, carat­tere pub­blico della scuola, riforma della costi­tu­zione e legge elet­to­rale sono il ter­reno di un attacco gene­rale ai diritti dei lavoratori e alla demo­cra­zia par­la­men­tare. In questi giorni Renzi ha aggiunto la cancellazione della tassa sulle case di lusso, una intenzione di normalizzazione della RAI e non mi sorprederebbe vedere nelle prossime settimane un attacco ai contratti nazionali di lavoro ed al diritto di sciopero.

E’ una agenda impressionante, che realizza in pochi anni i sogni più antichi della destra. Ne esce fuori un paese fortemente polarizzato, dove si annuncia una ripresa economica che si costruisce sulla riduzione dei diritti e delle retribuzioni dei lavoratori.
Di fronte a questa dura realtà occorre che chi aspira ad una diversa direzione di marcia si assuma le proprie responsabilità. Vale per chi si attarda da sinistra dentro il PD pensando di poterlo salvare da questa mutazione cromosomica, non accorgendosi di renderla semplicemente più digeribile e presentabile. Vale per la sinistra disarticolata che ad oggi non riesce a darsi un profilo unitario e che è chiamata a dimostrare la propria efficacia come in tanti altri paesi europei.

Questo è il momento delle scelte che fanno la storia.
Tutto il resto, per quanto importante, verrà semplicemente dimenticato.

Nessun commento:

Posta un commento

L'inserimento dei commenti su questo blog implica l'accettazione della policy.