martedì 25 agosto 2015

Sostiene Alexis Tsipras ...

Michele Bonforte

Che lo sviluppo della vicenda greca non sarebbe stato lineare era da prevedersi. Ma le montagne russe a cui l’opinione pubblica, ed in essa la sinistra di alternativa europea, ha assistito sembrano al di là di ogni possibile comprensione.
La descrizione fatta dai principali media narra di un Tsipras che all’ultimo secondo si libera del condizionamento della sinistra di Syriza, per abbracciare le politiche europee prima respinte. Non siamo certo noi italiani a poter dare lezioni e consigli alla sinistra greca. Non lo può fare la sinistra di alternativa italiana, frammentata e rissosa com’è, non lo può fare Il PD, che con Renzi governa il paese senza aver mai sottoposto all’elettorato il proprio progetto politico.
La mia opinione è che la vicenda greca è ben al di là dall’essere conclusa, e che va interpretata insieme al vento di sinistra che spira nel mediterraneo (Spagna e Portogallo) ma anche Irlanda ed Inghilterra.
L’accettazione del memorandum da parte di Alexis Tsipras è una sconfitta. Ma questa sconfitta viene presentata come tale al popolo greco, e non ridipinta come vittoria. Tale accettazione avviene all’ultimo minuto, forse perché solo alla fine Tsipras ha capito che il tentativo della destra europea era quello di stritolare la Grecia in una crisi finanziara lampo, mettendola fuori dall’euro e fuori dal commercio internazionale.
Tsipras ha guadagnato tempo, ha cominciato ad applicare le parti meno indigeste (privatizzazione degli aereoporti) o persino giuste (lotta all’evasione fiscale) del memorandum europeo. Ha fatto ben comprendere di aver firmato cose che non condivideva, ed ha reso chiaro il ruolo letale per il futuro dell’Europa della supremazia della destra tedesca. Ha inoltre incredibilmente disarticolato il fronte della troika con il FMI che, difendendo gli interessi USA, si pronuncia per un taglio del debito greco (prevalentemente in mano agli stati europei).

sabato 22 agosto 2015

I richiedenti asilo volontari di Festa Reggio

 di Matteo Sassi

Il razzismo contemporaneo è costituito da una serie di retoriche e di luoghi comuni capaci di alimentare azioni talvolta violente e comunque discriminatorie verso persone e comunità. E' quindi il trionfo di un pensiero irrazionale, irrilevante nella portata intellettuale e ristretto negli orizzonti.
A ben vedere dovrebbe essere dunque declassato dal rango di pensiero e ricondotto ad istinto animale, a reazione improvvisa e nervosa verso qualcosa di cui si ha paura. Tuttavia, essendo la nostra specie dotata di ragione e razionalità – e anzi essendo queste caratteristiche le ragioni della nostra evoluzione e del nostro dominio sulla Terra – dobbiamo sforzarci di riconoscere nel razzismo un tratto politico, sociale e culturale tutt'altro che trascurabile.
L'estetica del razzismo, incarnata spesso da comportamenti folkloristici o banali nella loro superficialità, non deve trarre in inganno e indurci a sottovalutarne gli effetti reali. I luoghi comuni risultano potenti per due ragioni: perché colgono una sofferenza sociale sulla quale insistere in modo strumentale e perché non vengono adeguatamente smentiti e denunciati sul piano politico, culturale e anche scientifico.
Il segretario provinciale della Lega Nord ha messo in atto questo copione in modo emblematico evocando rischi e paure circa l'impiego di persone richiedenti asilo politico – i cosiddetti “profughi” - in qualità di volontari presso Festareggio. Ha infatti contrapposto questa lodevole iniziativa ...
... alla “comunità dei produttori” – operai, artigiani e imprenditori – vittima di lacci e lacciuoli burocratici. Se è vero che la burocrazia italiana spesso soffoca l'imprenditoria così come il lavoro risulta - in modo altrettanto evidente - inconcepibile il legame tra questa affermazione e l'attività volontaria prestata da un gruppo di persone ad una festa di partito. 

venerdì 14 agosto 2015

La parabola di Staino, da nemico del conformismo a fustigatore delle minoranze


Scorretti. Demenziali. Ciechi politici. Pattuglie sparute. Incazzati fino allo stravolgimento dei sensi. Infima minoranza. Arroganti. Estremisti disperati che urlano su tutto senza sapere cosa proporre. Inseguitori delle spinte più corporative e di una strategia suicida. Vecchi marpioni. Scassatori di coglioni che nessuno più sopporta- Provocatori infantili. Assurdi e fuori dalla storia del partito di Gramsci Togliatti, Berlinguer eccetera eccetera Manca solo "pidocchi nella criniera di un nobile destriero", appunto di togliattiana memoria.

Sono alcuni dei pacati e amichevoli giudizi contenuti nella lettera pubblica che Sergio Staino (il vignettista cretaore di Bobo) ha indirizzato a Gianni Cuperlo e, più in generale, alla minoranza del Pd che - ahilei! - dissente da Renzi, "il nostro segretario e il nostro premier... quanto di più progressista si possa avere in Italia in questo momento storico". Non sono un fan di Gianni Cuperlo, non faccio parte della minoranza Pd. non partecipo alle baruffe interne a quel partito. Le ho seguite a lungo come cronista e, ovviamente, ho le mie opinioni in proposito. Ma devo dire che quel tono esagerato, esagitato,esasperato mi ha colpito.

Che Staino si metta a fare il fustigatore delle minoranze è un paradosso clamoroso, addirittura grottesco, per chi lo ha seguito e apprezzato a lungo. Quando, attraverso Bobo, dava voce ai dubbi e ai tormenti di tanti iscritti e simpatizzanti del Pci-Pds-Ds-Pd. Quando, da inventore di Tango e poi di Cuore - gli indimenticati inserti satirici de l'Unità, quella vera - spargeva ironia e critica corrosive sul quartier generale. Quando, nel 2009, si candidava alle elezioni europee nelle liste di Sinistra e Libertà, in aperta polemica contro la "mancanza di valori", del Pd (e Renzi era ancora di là da venire). Quando, nel 2012, inscenava addirittura il suicidio di Bobo disperato per le scelte del Pd. Quando, nel 2013, minacciava nuovamente di lasciare il Pd: "Con Matteo sarebbe una nuova Dc. E io abbandonerei il Pd".

Invece no. Contrordine, compagni . Con la "nuova" Unità è nato anche il "nuovo" Staino-Bobo. Il quale, a ben vedere, forse ce l'ha soprattutto con se stesso, con la sua precedente vita. Se il mite, moderato, cautissimo Cuperlo è un estremista disperato e un arrogante scassatore di coglioni, quali epiteti andrebbero scagliati contro lo Staino-Bobo originale, polemico e ribelle? Ma tant'è, a ognuno il suo. Il mio resterà quello "vecchio" che, con grande cortesia, disegnò anche il mio cartoncino nuziale. A quello "nuovo", francamente, non l'avrei chiesto.

                                                                                                                                  Stefano Morselli

Il tormentone estivo del Pd: o mangi questa minestra, o salti dalla finestra

 Stefano Morselli

C'è una cosa stupefacente, nel tormentone estivo - o mangiate questa minestra (Renzi) o saltate dalla finestra (Grillo e Salvini) - salmodiato ininterrottamente dail'ufficio propaganda e conversioni del Pd-Partito della Nazione.

E' il tentativo di spegnere quasiasi contestazione, fuori e soprattutto dentro il partito, con l'accusa definitiva: chi non sta con Renzi, o comunque "non lo lascia lavorare", sta con i populisti, è contro le riforme. Che non si sa bene cosa voglia dire - come accade per troppe parole inflazionate, usate a capocchia, svuotate di significato comprensibile e condiviso - ma si pensa possa servire a mettere in cattiva luce i reprobi e a scandalizzare i benpensanti (epater le bourgeois, dicono i francesi). Un conoscente, che sta nel Pd ma su posizioni molto critiche, mi raccontava di un suo dialogo surreale con un altro invece fedele alla linea, quando fu approvato il job's act. "Finalmente ce l'abbiamo fatta a farlo passare", gli dice quello. "Ma tu hai capito bene di cosa si tratta?". "No, però è una riforma sostenuta dal Partito". E tanto basta.

E' la pretesa che fuori dal Pd - o anche nella opposizione interna al Pd - non ci possa essere esistenza politica per la sinistra, nè adesso nè mai. Soltanto - per citare il nuovissimo Staino - "estremisti disperati", "arroganti rompicoglioni", "facinorosi", "sabotatori". O comunque la mitica "sinistra radicale", ove l'aggettivo "radicale" non sta per Lotta Continua, nemmeno per Rifondazione comunista, bensì - non ridete - per Vendola, Civati, Fassina, Cofferati. E anche - adeso sì, potete ridere - per Gianni Cuperlo e Pigi Bersani. Nulla salus extra Ecclesiam: non c'è salvezza fuori dalla Chiesa, scrisse il vescovo Cipriano qualche anno fa (256 dopo Cristo). Nessuna salvezza fuori dal Pd, ha ribadito autorevolmente il presidente giovane turco Orfini in una intervista più recente (Panorama, gennaio 2014).

Un pericoloso estremista di nome Eugenio Scalfari ha scritto testualmente l'altro giorno su Repubblica: "Ogg in Italia c'è un centro e un po' di destra. La sinistra non c'è più". Sarà che sono tutti contenti così? Non si direbbe, se si considera che la metà degli elettori non va più a votare (addirittura il 63%, nelle ultime regionali in Emilia Romagna) e che molti altri per protesta si rivolgono a un soggetto come Beppegrillo, Sta a vedere che, fuori dalla chiesa-partito della nazione (il centro, secondo Scalfari), c'è un bel pezzo di mondo. A saperlo vedere, a sapergli parlare. Altro che "nulla salus".

martedì 4 agosto 2015

Ne’ obbligo ne’ concessione, il Servizio civile come diritto

di Pasquale Pugliese

Ovvero, tra cinguettii leghisti e autorevoli commenti, parliamo anche dell'"Altra difesa possibile?"

L’estate è il periodo dell’anno nel quale maggiormente i giornalisti tendono a riempire le pagine dei giornali rincorrendo l’ultima battuta del politico di turno, da proporre ai distratti lettori all’ombra dell’ombrellone. La nuova frontiera è passare  al setaccio i profili facebook e twitter dei soliti noti per amplificarne l’lluminato pensiero del giorno, spesso accompagnato dalle note di autorevoli commentatori. Per esempio alla fine di luglio Matteo Salvini ha annunciato sui “social”  la presentazione da parte della Lega di una “proposta di legge per reintrodurre il servizio civile e militare obbligatorio per i maggiorenni” Le motivazioni? E’ presto detto: “rispetto per il prossimo, spirito di sacrificio, generosità”. Queste parole, scritte su profili che quotidianamente incitano all’odio, all’egoismo sociale, alla caccia all’immigrato, non hanno neanche un valore retorico ma sanno di vero e proprio raggiro dell’intelligenza. Se poi è vero che – come specifica Armando Siri, l’ideatore del disegno di legge, intervistato nel merito da Vita.it – la proposta di legge riguarderà in verità solo il servizio civile che si vorrebbe “obbligatorio”, Salvini non meriterebbe che una battuta sull’obbligo alla civiltà per i leghisti, come servizio alla collettività.