di Michele Bonforte
La legge di stabilita proposta dal governo Letta pochi giorni fa, ha fatto arrabbiare Stefano Fassina, esponente al governo della sinistra PD. Ha minacciato le dimissioni per essere stato escluso dai lavori preparatori della proposta del governo.
Letta ha ricucito e, a dimissioni rientrate, ora Fassina farà la regia delle modifiche che verranno fuori dal passaggio parlamentare.
Fassina aveva ragione ad essere arrabbiato. La legge di stabilità si bassa su tre assi: aumento della tassazione per i redditi bassi, tagli al welfare comunale, privatizzazioni. Un bel mix delle idee economiche della destra firmate da Brunetta, che già da decenni vengono praticate, e che ci hanno portato all’attuale crisi economica. Ora c’è da sperare che la regia affidata a Fassina porti qualcosa di sinistra nelle politiche economiche del governo Letta.
L’attesa in verità dura da alcuni mesi. Fassina si era presentato nei talk show politici televisivi con un piglio aggressivo ed una proposta shock: la crisi si cura con la riduzione delle diseguaglianze sociali, che oltre ad essere eticamente sbagliate, hanno prodotto la particolare profondità della crisi economica italiana. Il nostro ci aveva scritto su anche un libro, che ne avevano consacrato l’immagine di economista di sinistra.