Stefano Morselli
- Da giornalista, ho passato molte giornate nella Sala del Tricolore di
Reggio Emilia, per seguire e riferire i dibattiti in consiglio
comunale. Ieri pomeriggio, dopo parecchio tempo, ci sono tornato per
assistere da semplice curioso alla discussione di mozioni e ordini del
giorno sul referendum costituzionale. E’ accaduto che il Pd - credo per
la prima volta, almeno su un argomento di questo rilievo politico - ha
subito una sconfitta simbolica e si è salvato per il rotto della
cuffia da una sconfitta anche numerica. Se si considera che il Pd,
sulla carta, ha da solo ha la maggioranza assoluta dei consiglieri, non è
un fatto da poco.
L’antefatto è una mozione presentata due mesi fa dalla consigliera Lucia Lusenti, di Sel-Sinistra Italiana, che pure (finora) fa parte della maggioranza ma ovviamente sul referendum ha una posizione opposta alla maggioranza Pd. Al testo originario sono poi state apportate alcune modifiche, concordate con alcuni consiglieri Pd a loro volta in dissenso con la linea ufficiale del loro partito. Infine, la mozione – in sostanza, un appello per favorire la massima informazione ai cittadini e il massimo confronto pubblico tra le diverse opinioni - è approdata in Sala del Tricolore, con buone speranze di essere approvata, proprio per la convergenza di un pezzo di Pd, oltre che di tutti i gruppi di opposizione. E’ allora partita la “contraerea” del Pd, preoccupato che fossero altri a indicare l’agenda e che risultasse in qualche modo smentito il recente, enfatico pronunciamento del sindaco Vecchi, insieme ad altri sindaci, in favore della modifica costituzionale e del governo Renzi.
La contraerea Pd ha prodotto un altro ordine del giorno, scritto in politichese vago e involuto, tale da tenere apparentemente insieme le proprie contrapposte anime. E, soprattutto, ha prodotto la non gloriosa retromarcia di alcuni – non tutti: i consiglieri Scarpino e De Lucia hanno tenuto botta, il consigliere Saccardi si è astenuto – di quelli che avevano promesso sostegno alla mozione Lusenti. La quale ha così ottenuto 14 voti a favore, 14 contrari, una astensione. Un risultato di perfetta parità, che però, a norma di regolamento, respinge la mozione. Con lacrime della Lusenti, mollata nella volata finale da qualche “alleato” non proprio cuor di leone. Tutt’altro, comunque, il senso politico della vicenda, evidenziato anche da dichiarati mal di pancia : “Voto contro con grande sofferenza”, non si è trattenuta la consigliera Roberta Pavarini, rendendo esplicita l’atmosfera surreale. E dopo la votazione, rivestendo per un momento i panni del cronista, non ho faticato a raccogliere da qualche consigliere Pd commenti ufficiosi anche più netti: “La sostanza è una sconfitta politica dei renziani”.
Sarà pure così. Però, non è bello vedere, tanto nitidamente, consiglieri che pensano una cosa e ne votano un’altra.
