lunedì 20 giugno 2016

Far cose più serie, costruire su macerie, mantenersi viva: ultima chiamata per la sinistra

 Stefano Morselli

 Raramente un risultato elettorale è stato più netto, solare, indiscutibile. E al Pd è andata ancora di lusso, dato che Milano e forse anche Bologna non sono passate alla destra grazie al "soccorso rosso" dei quattro gatti (anzi, gufi) della sinistra. Fossero stati al comando Bersani o Letta, altro che gufi: cornacchie ed avvoltoi starebbero volando ad ali spiegate e a  ranghi compatti. 

C'è da rallegrarsi? Al netto del sacrosanto "ben gli sta", rivolto agli Orfini e altri cortigiani del Capo, non c'è granchè da rallegrarsi. L'astensione è, di nuovo, molto aumentata, beffardamente anche a danno di chi l'ha teorizzata e praticata in occasione del referendum sulle trivelle. Salvo qualche eccezione, la frana del Pd non è compensata da numeri soddisfacenti per la sinistra. Nel cui campo - per proprie inadeguatezze, oltre che per la tenace ed efficace opera di picconamento del Pd - rimangono soprattutto macerie. Ma non c'è nemmeno da disperarsi, come hanno tentato di raccontare le improbabili vestali del Tempio, che gridavano al lupo contro qualsiasi avversario del Pd, in qualsiasi ballottaggio. E' la democrazia, bellezze.

E ora che il Re (mai incoronato, per quanto riguarda il governo, da alcun mandato elettorale) è nudo? Ora, per chi ha minimamente a cuore la malandata sinistra italiana, ci sarebbe da far cose più serie, costruire su macerie, o mantenersi vivo (cfr. Francesco Guccini). Ad esempio, piantandola con le divisioni, le discussioni sul sesso degli angeli, la separazione del capello in quattro. Ad esempio, facendo una bella campagna referendaria per evitare il peggioramento della Costituzione Altrimenti, inutile sia rallegrarsi che lamentarsi. E avanti altri.

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