martedì 22 settembre 2015

Il populista della porta accanto

Michele Bonforte

Non bastava Corbyn in Inghilterra. Adesso ci si mette anche Tsipras, che invece di perdere, come prevedevano lor signori, è tornato a vincere. Allora dagli al populista. I media europei si stracciano le vesti. Lo fa anche Antonio Polito dalle colonne del Corriere della Sera con un articolo smaccatamente intitolato “Con Corbyn si amplia il fronte populista“.
In tanti parlano di populismo, tranne che nessuno sa dire cosa sia. In Italia poi, è quasi un insulto. Il populismo dilaga a sinistra e a destra, ma nessuno ne chiarisce i contorni. Comprensibilmente, perché è storicamente arduo definire il populismo (fate un salto su wikipedia o sua una buona enciclopedia per verificare).
Mi pare invece più facile definire cosa vogliono quelli che hanno in odio il populismo. La definirei la religione liberista, con i suoi cantori e suoi officianti. Per questa parte (che si potrebbe definire elitista??) c’è una sola via che conduce alla gestione ottimale della società, ed è quella che affida più decisioni possibili ai mercati. Malgrado il clamoroso patatrac di una crisi economica e sociale che dura da 8 anni, con milioni di disoccupati, meno diritti e retribuzione ai lavoratori, un disordine mondiale che causa guerre e migrazioni bibliche, ecc. la ricetta che viene propinata è sempre la stessa. E se il popolo che subisce le conseguenze delle decisioni dei mercati si permette di dire che non va bene, allora è populista (ma può il popolo essere populista?).
Sotto sotto il dubbio che alberga fra i cantori del liberismo è che il difetto sia nella democrazia. La democrazia etimologicamente significa "governo del popolo".
Non è che per caso la democrazia è un po’ populista? Non sarebbe meglio far decidere a pochi illuminati? Il dubbio serpeggia sulle colonne dei giornali.
I vari Corbyn, Tsipras, Iglesias e così via enumerando sarebbero solo capaci di indicare i problemi, senza avere soluzioni. E questo viene detto da chi ci ha condotto in una crisi catastrofica e non solo non ha chiesto scusa, ma ha preteso (ed ottenuto) che a pagare i danni fossimo tutti noi.
Per questi sacerdoti del liberismo, proporre di istituire un reddito di cittadinanza, o avviare un piano di lavori pubblici, per risanare il territorio e creare lavoro, è impossibile perché mancherebbero i fondi necessari. Usare invece i soldi pubblici per ripianare le voragini delle banche questo si può fare. Così può ricominciare tutto come prima. Tanto se va bene loro guadagnano, se va male noi paghiamo.
Forse mi sento un pò populista.

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