Giovanni Paglia
deputato SEL
deputato SEL
Le regionali E/R incombono, senza che emerga alcuna notizia diversa dal balletto delle primarie in casa PD, fin qui peraltro condotto in assenza di contenuti.
A sinistra pare che ancora una volta il tema del confronto sia il rapporto con i democratici, che in Emilia Romagna più che altrove dovrebbe significare un giudizio sulla possibilità di cambiare le cose da una posizione di governo nel contesto attuale, molto più che un giudizio sullo stato della Regione.
Non esiste infatti alcuna forza della sinistra organizzata che nel quindicennio di Errani non abbia partecipato, dal primo all'ultimo minuto, al governo regionale.
Un improvviso scivolamento all'opposizione significherebbe censurare non solo l'operato del PD, ma della sinistra stessa, cosa che non mi sembra all'ordine del giorno, almeno nel dibattito dei partiti, e con qualche fondamento, se è vero che l'Emilia Romagna rimane una delle aree più dinamiche d'Europa.
Esistono tuttavia alcuni nodi che non possono essere elusi.
Il primo è di carattere generale, e riguarda le maggiori difficoltà che il governo regionale incontrerà in un quadro di ulteriore deterioramento della capacità di spesa e investimento, decisa a Roma e non a Bologna, e di sottrazione di competenze fondamentali, come quelle ambientali, stabilita dalla riforma del titolo V.
Il secondo è tutto locale, e ha a che fare con politiche ambientali ed energetiche non soddisfacenti, che hanno visto non a caso l'intera sinistra su posizioni critiche in questi anni, e con la rottura di un patto sociale che prevedeva, tra l'altro, condizioni di lavoro migliori che altrove e un modello di sviluppo che imponesse limiti alle disuguaglianze.